Archivio mensile 27 Ottobre 2017

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Perchè le visite di SeoZoom e SemRush non coincidono con Analytics?

SemRush e SeoZoom sono due tool a pagamento (versione free con molte limitazioni) che ti permettono di tenere sotto controllo un sito web, monitorando quello che è il suo posizionamento sui motori di ricerca (esclusivamente Google che è il principale) e controllare una serie di situazioni che ne fanno da contorno (vedi backlink, keyword research e altro).

Vediamo dove accedere ai due tool per controllare il nostro sito web e quello dei nostri competitor, in quanto, in fondo, l’obiettivo di questi software è quello di controllare i competitor nelle parole chiave di nostro interesse e migliorare il nostro sito internet in base a ciò che loro fanno o non fanno.

semrush-logo

Logo di SemRush, tool per la verifica di un sito web ed il suo posizionamento su Google

SemRush

seozoom-logo

Logo di SemRush, software italiano per la verifica di un sito web ed il suo posizionamento su Google

SeoZoom

Come funzionano i due software e come lavorano?

I due tool sopra citati, analizzano quasi esclusivamente le parole chiave e tutti i siti web nel database di Google. Ciò significa che intrecciando tutti i dati provenienti dalle keywords, dal loro volume di ricerche mensili, dai loro annunci sponsorizzati (Google AdWords), tutti i dati provenienti dal posizionamento dei vari siti web presenti nelle SERP di queste parole chiave, otteniamo in tempi brevissimi i risultati che riceviamo da SemRush e SeoZoom.

Un altro tool interessante per il controllo del posizionamento sulla SERP di Google è SERPmojo, applicazione gratuita per Android.

Come funziona invece Google Analytics?

Google Analytics è un software della società di Mountain View (Google) che grazie alla possibilità di entrare all’interno del tuo sito web attraverso un loro codice che tu (webmaster) inserisci nel sito internet, è in grado di controllare, analizzare e verificare tutte le visite che arrivano a questo sito web.

Ogni visita può essere catalogata dalla provenienza, al percorso che ha fatto prima di accedere alla tua pagina web, fino al percorso che intraprende all’interno del tuo sito internet.

Tutti questi dati sono veramente fondamentali per darti la possiblità di capire cosa fanno i tuoi utenti/clienti nel tuo sito web, come si comportano e cosa c’è effettivamente da migliorare per ottenere le conversioni che tanto cerchiamo.

Ma allora perchè Google Analytics mi fornisce dati e numeri differenti delle visite che riportano i due tool SemRush e SeoZoom?

Ecco perchè i due tool danno numeri differenti da Analytics

Essendo SemRush e SeoZoom due tool che analizzano dall’esterno il tuo sito web, attraverso il posizionamento nelle varie SERP dove il sito è indicizzato e ben posizonato chiaramente fornisce una stima dei risultati e delle visite.

Facciamo un piccolo esempio con dei dati totalmente inventati, ma questo vi serve per capire bene il loro funzionamento ed il perchè abbiamo risultati differenti:

Il tuo sito web è https://fut18italia.it/, dalle stime di SeoZoom, in base al suo posizionamento nei risultati dei motori di ricerca, il sito ottiene nell’ultimo mese circa 10.000 visite, provenienti nella maggior parte da traffico organico di Google (quindi visite provenienti dai risultati del motore di ricerca di Google).

visite-fut18italia-analytics

Le visite certe di Google Analytics rispetto alle stime di software come SemRush e SeoZoom

Al contrario Google Analytics essendo fisicamente attraverso il suo codice dentro al tuo sito web, fornisce dati certi e reali.

 

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Campagna di email marketing di successo: ecco le linee guida da seguire

Una campagna efficace di email marketing non è solo buona dal punto di vista tecnico, quindi casomai si parla di ottima conoscenza di strumenti di editing e invio delle mail come cosa principale a sproposito.

Questo articolo qui vuole più che altro parlare di creazione e di impaginazione di contenuti e vuole dividere in 12 consigli, più che appropriati come fare una campagna di marketing tramite posta elettronica che possa interessare davvero chi riceve le mail.

Allora andiamo a vedere punto per punto cosa possa davvero interessare e quanto sia facile seguire questi consigli per poi attuare una strategia di marketing vincente.

I 12 consigli

1. Piattaforma di email marketing: quale scegliere

Una piattaforma di email marketing, come quella molto buona di matico.io, permette ai clienti di creare newsletter efficaci pagando dei professionisti che si occupino della campagna al posto nostro. Potrebbe sembrare una soluzione facile e lo è, perché abbiamo a nostra disposizione le competenze di un team di comunicatori per un prezzo mensile davvero esiguo. Andare su un sito come Matico permette di avere un ottimo lavoro, in poco tempo, e con grosso dispendio di mezzo, umani e informatici.

2. Oggetto della mail

Non dilungatevi con degli oggetti articolati, l’oggetto per essere efficace deve essere breve. Sarebbe molto meglio restare all’incirca nei 50 caratteri. L’oggetto breve permette al cliente di provare ad aprire la mail perché infonde un certo senso di urgenza in chi sta leggendo che apre per capire di cosa si tratti. In senso contrario un titolo lungo annoierebbe. D’altronde negli anni abbiamo imparato che un utente medio regala un paio di secondi a una novità sul web, meglio acchiapparlo subito.

3. Posizionamento del logo

I movimenti oculari che sono al centro di studi molto interessanti degli ultimi anni tracciano delle linee, realistiche, durante l’utilizzo del computer. L’utente quello medio tende a guardare in alto a sinistra quando si trova davanti allo schermo. Proprio per questo sarebbe il caso di piazzare lì il logo dell’azienda in una qualsiasi newsletter, perché è proprio lì che l’occhio andrà a soffermarsi.

4. Massimo 600 pixel

La larghezza del corpo del testo, in linguaggio HTML non dovrebbe mai superare i 600 pixel. Scocciante sarebbe per tutti scrollare la barra orizzontale per arrivare a leggere la fine delle frasi. Una perdita di tempo e un movimento in più che difficilmente un utente normale ha voglia di fare. Quindi restiamo nella larghezza standard, così da velocizzare e rendere fruibile il testo dall’inizio.

5. Call to action in alto

Ogni campagna di email marketing (come nel caso dell’email transazionali)  si avvale di una call to action, cioè di qualche operazione da fare, un clic, una risposta, che permetta di creare questa interazione tra l’utente e la newsletter. In questo caso sarebbe meglio mettere questa che è chiamata la call to action nella parte superiore della mail per far sì che si veda subito e che non ci sia bisogno di scrollare giù, operazione in più in questo caso che sarebbe un’ulteriore perdita di tempo.

6. Solo un paio di font diversi

Non roviniamo la newsletter infiorando lo scritto con più font diversi che rovinerebbero la linearità e confonderebbero l’utente. Quindi non pensate di essere più creativi usando font diversi per lo scritto, creerebbe sono distrazione. Studi hanno confermato che meno di 3 font utilizzati rendono la mail maggiormente fruibile.

7. Sconti e promozioni

L’incentivo è fondamentale per far sì che una newsletter venga aperta. Una promozione o uno sconto, anche minimo, attirano l’utente ad aprire quella mail. Ricordiamoci sempre di aggiungere un incentivo qualsiasi perché questo fa sì che al 100 per cento si apra la mail. D’altronde una newsletter, senza promozione, è come una pubblicità senza prodotto. Quindi aggiungete sempre anche un piccolo sconto per rendere appetibile la mail.

8. Nuovi e vecchi clienti

In una mailing list a cui mandare le mail ricordiamoci sempre di dividere i nuovi utenti dai vecchi. Questo è importante per modificare il contenuto e fidelizzare i vecchi e accattivare i giovani. La differenziazione principale poi dovrebbe avere anche varie differenziazioni secondarie come quelle per sesso, età e provenienza. Possiamo poi anche differenziare ancora per capire se una newsletter è stata aperta o meno, dividendo tra utenti attivi e non attivi. Scoprendo quali di questi utenti non sono attivi si potrebbe pensare a far riattivare un’utenza grazie a una piccola promozione, un piccolo gadget pensato apposta per loro.

9. Mai mail lunghe

Restiamo sempre dell’idea che delle mail troppo lunghe non vengano lette. Dal punto di vista psicologico trovarsi davanti a un testo lungo fa sì che non venga proprio letto. Raccontiamo solo quello che ci serve, non ci dilunghiamo in parole inutili che possano scoraggiare la lettura.

10. Mail ad ogni ricorrenza

Entriamo nella vita dei nostri utenti, mandiamo una mail con qualche promozione per festeggiare il compleanno del nostro utente, ricordiamo di mandare una mail per Natale o per il buon anno, sempre con qualcosa da guadagnare per il cliente. Non mandiamo mail di auguri sterili ma cerchiamo di far parte della vita dell’utente con discrezione e con qualche regalo.

11. Link coerenti

Cerchiamo di mantenerci sempre sobri e focused, cioè se abbiamo una mail che parla di qualcosa di specifico e ha un certo aspetto il link di riferimento deve essere correlato a come sembra la mail. Non è che abbiamo una newsletter a fiorellini e il link all’interno rimanda a un rasoio per uomo. Attenzione a quello che la mail sembra e manteniamo una certa coerenza, senza esagerare, chiaramente.

12. Mail di prova

Prima dell’invio di massa mandate sempre una mail di prova a un ristretto gruppo di persone che possa aiutarvi nel capire se c’è qualche refuso, se i link funzionino, se la promozione scelta possa essere accattivante, se il testo sia scorrevole.

Il feedback iniziale può essere importantissimo per capire se quella sia la strada giusta da seguire, stiamo parlando di una prova che può salvare un’intera campagna. Quindi non dimentichiamoci mai di provare l’effettiva incisività della mail, della promozione e del link prima dell’invio massiccio.

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Il lavoro del food photography

In Italia ma non solo, il cibo è parte intragrante della felicità nella vita quotidiana, perché mangiare bene ci rende felici!

Ma tutte le foto, i servizi fotografici, le pubblicità che vengono fatte mostrando i prodotti più belli ed appetibili del mondo, che segreto hanno?

Come fanno a farci venire l’acquolina in bocca ogni volta che vediamo soltanto una foto o un filmato? Semplice, ogni scatto, ogni ripresa è studiata per avere questo effetto, per catturare il momento giusto, la luce migliore, la composizione e gli elementi della scena.

Il lavoro del food photography, guida e consigli

Questo è il lavoro del food photography, il fotografo del cibo.

Riportiamo di seguito un interessantissimo articolo scritto da Andrea Martella di Ridble.com.

L’importanza di una buona luce

La luce svolge un ruolo fondamentale in tutti i generi fotografici ma in particolare modo in questo sarà la chiave di successo della foto. Differentemente da quanto si potrebbe pensare, nella Food Photography non prevale l’utilizzo di luce artificiale, anche se siamo portati a credere che sia un genere molto vicino alla fotografia in studio o still life; viene utilizzata principalmente la luce naturale proprio per l’aspetto naturale che dona all’immagine grazie alla sua morbidezza e delicatezza che non genera ombre troppo dure o punti di alte luci che non farebbero altro che distogliere l’attenzione.

Food Photography

Importanza della luce nella foto del cibo

© Natalia Lisovskaya

Nel momento in cui si dovesse usare la luce artificiale, sconsiglio altamente l’uso del flash incorporato al corpo macchina in quanto difficilmente gestibile; molto meglio fonti di luci individuali o flash esterni adeguatamente diffusi tramite l’utilizzo di soft box o più semplicemente teli di colore chiaro che rendano la luce più morbida, andando a ricreare l’effetto della luce naturale. Qualora anche la luce naturale fosse difficilmente gestibile, nulla ci vieterà di intervenire per regolarne la quantità che dovrà raggiungere il nostro piccolo set fotografico.

Nella maggior parte delle situazioni la luce migliore sarà quella proveniente lateralmente o posteriormente al cibo che stiamo fotografando – luce che ci restituirà una maggiore sensazione di naturalezza e semplicità.

La tecnica: i parametri per un’ottima foto

Per riuscire a fotografare correttamente e con un buon risultato finale i nostri piatti, dovremo adottare tecniche comuni in fotografia affiancate da una conoscenza di quello che si sta fotografando e da come lo si vuole ritrarre.

Prima di tutto consiglio l’utilizzo del treppiede per vari motivi: per poter comporre più facilmente la nostra foto, per poter operare più facilmente sul set, per poter effettuare piccole e veloci modifiche e per stabilizzare la macchina nel momento in cui utilizzeremo valori ISO bassi, i quali allungheranno di conseguenza il tempo di esposizione. Nel momento in cui un cavalletto non fosse disponibile, consiglio caldamente di non scendere sotto i tempi di sicurezza; questo ci salverà dall’insorgere del micro mosso che non porterà nulla di buono alla nostra immagine.

Fortunatamente, nella Food Photography sono utilizzati diaframmi molto aperti che vanno da un minimo di f/1.2 ad un massimo di f/5.6. Questi valori offrono una profondità di campoestremamente ridotta che contribuirà però a far concentrare l’osservatore sul soggetto principale e ci permettono l’utilizzo di tempi di scatto relativamente veloci, abbastanza da permetterci scatti a mano libera.

Per quanto riguarda la lente da utilizzare non esistono regole ferree da seguire, potremo utilizzare gli ultra luminosi grandangolari come 24 mm f/1.4, 35 mm f/1.4 oppure allungare la focale e stringere l’inquadratura sul soggetto per esaltarne i particolari. Obiettivi dal 50 mm fino al 200 mm saranno perfetti per questo scopo e ci offriranno una minore profondità di campo per un effetto sfocato ancora più marcato.

Composizione: facciamo coesistere gli elementi

Per comporre correttamente l’immagine potremo affidarci alla classica regola dei terzi che aiuterà a bilanciare l’immagine e gli elementi che la compongono. Basandoci sulle foto dei grandi fotografi del settore, noteremo che vengono adottate principalmente tre tipi di prospettive: la più utilizzata, e sicuramente la più classica, ritrae il piatto con un’angolazione di circa 45° ed è sicuramente la prospettiva più simile al nostro modo di osservare una tavola; quello che produce verso chi la osserva potrebbe essere la stessa sensazione di quando ci si siede a tavola.

La seconda prospettiva ritrae il cibo vicino al piano di appoggio esaltandone l’altezza e voluminosità e permettendoci la massima malleabilità della profondità di campo; la terza, invece, anche detta ripresa aerea -effettuata con una prospettiva parallela al piano d’appoggio – mostra il suo punto di forza in quelle immagini in cui una geometria compositiva e cromatica è il principale soggetto; pattern, ripetizioni o creazioni artistico/geometricheverranno esaltate da questa prospettiva rialzata.

Le foto nella galleria sottostante sono di proprietà di Natalia Lisovskaya

Una composizione fotografica di carne alla griglia e verdure

Una composizione fotografica di carne alla griglia e verdure

Elementi della scena

Food Photography

Composizione fotografica di castagne ed utensili

© Natalia Lisovskaya

Molto importanti nella composizione di una foto sono, oltre al soggetto stesso e alla sua forza, i vari elementi che compongono l’immagine. Nella Food Photography sono molto importanti attrezzi del mestiere o più semplicemente utensili utilizzati con quel tipo di cibo o che sono legati all’epoca e alla provenienza di quel determinato piatto oltre alla presenza di un determinato tipo di sfondo. È importantissimo inoltre far sì che gli elementi presenti non soffochino quello che è il punto di interesse: se così fosse è preferibile tendere al minimalismo compositivo piuttosto che al contrario e quindi eliminare gli eccessi garantirà una composizione che meglio comunica allo spettatore chi è il soggetto della foto.

È fondamentale che tutti gli accessori presenti nella foto abbiano un aspetto pulito e intonso, eccezion fatta per quelli a diretto contatto con il cibo – non dovranno comunque presentare macchie d’umidità o sporcizia e dovranno essere ben accostati alla pietanza: sia per quanto riguarda la composizione che per l’aspetto cromatico. I colori sono molto importanti e la loro conoscenza nella composizione di una foto può fare la differenza. Affiancare colori complementari tra loro o sfumature di colore creerà l’atmosfera giusta per il nostro scatto. Proprio il colore dello sfondo sarà molto importante ai fini della composizione: la presenza di un background invadente, con un colore pesante e saturo – se non ben contrastato dal soggetto – risulterà oppressivo e non renderà fede a ciò che vogliamo mostrare. Contrariamente, se utilizzeremo colori più tenui e pattern meno pesanti, sarà possibile evitare di infastidire l’osservatore, donando invece alla foto una grande attrattiva. Creare lo sfondo più adatto alle nostre esigenze sarà facilissimo e basterà sfruttare panni o teli o più semplicemente oggetti di scena, secondo la prospettiva, per ottenere lo sfondo più adatto alla nostra foto.

Orientamento dell’immagine

In questo genere fotografico rispetto ad altri, prevalgono composizioni verticali o con un rapporto di riproduzione di 1:1. Le composizioni verticali tendono a slanciare la foto e risultano efficaci per quelle immagini in cui decidiamo di includere un primo piano e uno sfondo. Quelle quadrate invece, con il rapporto di 1:1, trovano un maggiore utilizzo per le immagini aeree che, avendo solitamente il soggetto centrale, aiutano a non distrarre chi osserverà la foto.

Cibo, preparazione del soggetto: cura dei dettagli

Oltre alla tecnica e alla composizione, anche il cibo svolge un ruolo fondamentale, forse il più importante. Il modo in cui sarà cucinato, impiattato e mostrato dovrà allietare non il palato ma la vista. A tal proposito è importantissimo che il cibo mantenga un aspetto di freschezza assoluta e per farlo basterà non portare a termine la cottura. Toglierlo poco prima dalla cottura completa potrà fargli mantenere quell’aspetto di freschezza fondamentale per essere ritratto come si deve. Se invece volessimo mangiarlo dopo la sessione fotografica, sarà semplicemente possibile comporre la nostra foto prima di iniziare il processo di cottura o poco prima che termini, comporre la nostra immagine, regolare la luce, i parametri di scattoe portare a termine o iniziare la cottura. Poiché il cibo manterrà il suo aspetto migliore solo per pochi minuti dopo la cottura, abbiamo due sole alternative: o lo fotograferemo subito o dovranno essere presi alcuni ulteriori accorgimenti.

Composizione fotografica di arance rosse

Composizione fotografica di arance rosse

© Natalia Lisovskaya

Se non fosse possibile seguire questi consigli o se comunque i tempi e le esigenze operative fossero diversi, ci sono dei consigli per poter rendere di nuovo visivamente appetibile un cibo che ha perso la sua freschezza originaria. Se si tratta di carne potremo, tramite un pennello da cucina, spalmare una piccola quantità d’olio per rinvigorirne l’aspetto; se si trattasse di frutta potremo rallentare il procedimento di annerimento utilizzando del limone, citandone uno (qui WikiHow ci propone una bella lista di metodi di conservazione); se invece si trattasse di verdura e insalate, sarà sufficiente utilizzare uno spruzzino o vaporizzatore d’acqua per esaltare di nuovo il loro aspetto. Per le insalate in particolare dovremo stare attenti a non condirle troppo in quanto troppo condimento tenderebbe a far appassire le foglie. Ricordiamoci sempre che quello che deve attirare lo spettatore è l’aspetto e non il sapore.

Prima di concludere questo breve focus dedicato alla Food Photography, è bene ricordare che la presenza umana darà molte volte un tocco in più all’immagine. Uno chef che lavora o una mano anziana di un contadino che impugna un cucchiaio di legno per una zuppa contribuiranno alla creazione di un’atmosfera e di un sentimento che permetterà alla nostra foto una comunicazione più forte e diretta.

Conclusioni

Sicuramente questo genere ha assistito ad un exploit di appassionati e professionisti spinti da un mercato in continua crescita. Se anche voi volete cimentarvi in questo genere, non vi resta che seguire questa guida e provare a ottenere foto come queste qui sopra. Rimarrete in breve tempo catturati dalla bellezza di questo genere e dalla sua difficoltà che però vi spronerà a fare sempre meglio e, come sempre, vi porterà ai risultati tanto sperati dopo un periodo di prove e tentativi. Un risultato che può arrivare prima per qualcuno o dopo per altri, ma che sicuramente busserà alla porta di tutte quelle persone che fanno della passione e dell’impegno un punto fermo del percorso di vita.

gtranslate-traduzione-multilingua

Come funziona Gtranslate, plugin di traduzione

Gtranslate è un plugin per la gestione del tuo sito web in multilingua. Esso sfrutta la traduzione istantanea di Google Tranlsate, ma ciò non significa che ci sia un rapporto diretto fra i due servizi.

Come funziona Gtranslate, plugin di traduzione

Il plugin è funzionante e compatibile con tutti i siti web in HTML ed è disponibile il file di installazione per WordPress e per Joomla. Noi lo abbiamo provato su piattaforma Joomla.

Come anticipato precedentemente il software utilizza e sfrutta le API di Google per la traduzione istantanea con Google Translate, ma quali lingue supporta?

Lingue supportate dal plugin Gtranslate

Ecco l’elenco delle lingue in cui traduce:

afrikaans, albanese, amarico, Arabic, armeno, Azero, basco, bielorusso, bengalese, bosniaco, Bulgarian, catalano, Cebuano,Chichewa, Cinese semplificato), Cinese tradizionale), Corsica, croato, ceco, danese, Dutch, English, esperanto, estone, filippina, Finnish, French,frisone, galiziano, georgiano, German, greco, Gujarati, Creolo haitiano, Hausa, hawaiano, ebraico, hindi, Hmong, ungherese, islandese, Igbo,Indonesian, irlandese, Italian, Japanese, giavanese, kannada, kazako, khmer, Korean, Curdo (Kirmanji), Kirghizistan, lao, latino, lettone, lituano,lussemburghese, macedone, malgascio, Malay, Malayalam, maltese, maori, marathi, mongolo, Myanmar (birmano), nepali, Norwegian, Pashto,persiano, polacco, Portuguese, punjabi, rumeno, Russian, samoan, gaelico scozzese, serbo, Sesotho, shona, Sindhi, singalese, Slovak, sloveno,somalo, Spanish, sudanese, swahili, Swedish, tajik, tamil, telugu, Thai, turco, ucraino, Urdu, uzbeka, vietnamita, gallese, Xhosa, yiddish, Yoruba, zulù

Vediamo ora invece come configurare una forzatura di non traduzione.

Come forzare una non traduzione con Gtranslate

Che significa? Questo che vi spiegheremo ora serve per far si che il plugin non vada a tradurre determinate parole o frasi all’interno di un testo del tuo sito internet.

Supponiamo per esempio che il nome del tuo brand sia citato nel testo ed erroneamente il plugin traduca anche quella parola, in questo modo è possibile forzare la non traduzione di tale testo in modo tale che il nome del brand resti in lingua originale rispetto al resto del testo che viene tradotto.

Attenzione – Questa funzionalità è utilizzabile solo nella versione Premium a partire da 3,99 €.

Partendo dal presupposto che sia installato correttamente il plugin Gtranslate, nel testo dell’articolo su Joomla occorre andare nell’editor HTML, come nell’immagine che segue:

Cliccando lì andremo nell’editor HTML e dovremo configurare il testo in questo modo:

editor-html-su-joomla

Entrare nell’editor di testo di Joomla per forzare la non traduzione tramite Gtranslate

Come scrivere un TESTO DA NON TRADURRE

Il testo da NON tradurre, va messo dentro ad un apposito tag “span”, come nell’esempio che segue:

testo-da-non-tradurre-gtranslate

Come configurare una forzatura di non traduzione del testo in Gtranslate

Come scrivere un TESTO DA TRADURRE

non va toccato, in modo tale che il plugin Gtranslate attraverso la traduzione di Google Translate, tradurrà automaticamente il testo.

Ecco l’esempio di traduzione in editor HTML:

Il risultato una volta tradotto il testo sarà il seguente ad esempio in lingua inglese:

TESTO DA NON TRADURRE – translated text

testo-non-tradotto-da-gtranslate

Esempio di forzatura di non traduzione del testo in lingua russa con Gtranslate

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Dove caricare la Sitemap del tuo sito web?

Spesso e volentieri si è sentito parlare di Sitemap e noi ne abbiamo ampiamente parlato qui:

Ti può interessare leggere anche:
Sitemap: che cos'è e come utilizzarla correttamente

A cosa serve la Sitemap e come crearla gratuitamente

Come creare gratuitamente una Sitemap ed inviarla a Google

Ora che sappiamo bene come una Sitemap vada creata ed in seguito alla sua creazione come va segnalata a Google, vediamo il passaggio che sta in mezzo alle due precedenti operazioni.

Dove caricare la Sitemap del tuo sito web?

La Sitemap, ripetiamo, è quel file che identifica l’alberatura del tuo sito internet, quindi permette ai bot dei motori di ricerca di scovare tutti i contenuti pubblicati sul tuo sito web fino ad oggi.

La Sitemap va effettivamente caricata nell’FTP del tuo sito web, generalmente viene posizionata nella root del tuo sito internet (cartella iniziale dell’installazione del CMS).

Prendiamo l’esempio nostro, che ospitiamo il sito su TopHost e vediamo effettivamente dove abbiamo posizionato il nostro file “Sitemap.xml”.

Primo passo è quello di generare correttamente una Sitemap e noi utilizziamo il servizio gratuito di SeoUtility.com:

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Come generare una sitemap gratuita con SeoUtility

Ora che è stata appositamente creata, il secondo passo è quello di accedere al “File manager” del proprio hosting o più facilmente (se ne avete l’accesso) entrare nell’FTP del vostro sito web in modo tale da caricare rapidamente il file della Sitemap.

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Il file della Sitemap è stato caricato nella root del sito web

Ora che abbiamo correttamente uploadato il file è possibile proseguire nella segnalazione della Sitemap a Google attraverso il tool (ex Webmaster tool) Google Search Console.

Per ulteriori dettagli su come caricare e segnalare il file al motore di ricerca principale nel mondo (Google) prosegui la lettura qui:

Come inviare correttamente la Sitemap a Google

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Come abbiamo creato un e-commerce per un cliente

Oggi vi mostriamo come è possibile creare un e-commerce per un cliente per il quale abbiamo avuto l’opportunità di lavorare.

Come abbiamo creato un e-commerce per un cliente

L’approccio iniziale, dopo aver avuto il piacere di conoscere il cliente è stato capire le sue esigenze, il perchè volesse creare un e-commerce e quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere.

Una volta superati i primi passi cominciamo nella realizzazione tecnica e grafica del sito stesso.

La fortuna in questo caso è stata che il cliente, dopo una brutta esperienza nell’utilizzo dei siti web “fai da te” gratuiti, si è affidato a noi, una vera agenzia web in grado di aiutarlo nella realizzazione di un verso negozio online.

Abbiamo avuto pressoché carta bianca, ciò non significa però che abbiamo fatto tutto di testa nostra, anzi. Il nostro obiettivo principale è sempre quello di soddisfare i desideri estetici del cliente, per fare ciò, abbiamo dovuto offrire collaborazione ed una relazione attiva per il periodo di realizzazione.

Quanto tempo occorre per realizzare un e-commerce?

Diciamo che la tempistica che diamo ora, non vale sempre e non vale per tutti i siti web (sopratutto gli shop online).

In questo caso abbiamo avuto la necessità di circa 6/8 giorni lavorativi (non a tempo pieno in quanto abbiamo altri progetti su cui lavorare).

Detto ciò, diciamo si fra realizzazione tecnica, grafica, confronto con il cliente, sistemazione richieste del cliente, prove tecniche e risoluzioni, fra sei ed otto giorni lavorativi è stata la tempistica corretta.

 


Quanto costa realizzare un sito web e-commerce?

Qui purtroppo non possiamo darvi le cifre precise per la realizzazione per il suddetto cliente. Quello che possiamo fare però è parlare di quello che può essere una media di costi per la realizzazione.

Diciamo che affidandosi a Web Agency grosse e strutturate difficilmente vi verrà proposto un prezzo inferiore alle 2/3.000 euro, questo perchè un’agenzia composta da un team di 5/8/10 persona deve chiaramente avere la capacità economica nel supportare il team di lavoro. Al contrario un’agenzia più piccola come la nostra, può permettersi di offrire prezzi molto più vantaggiosi con gli stessi se non in alcuni casi migliori risultati dal lato realizzativo.

La media per una piccola agenzia come la nostra può variare dai 5/600 euro fino ai 2/3.000 euro per grosse realizzazioni che richiedono tempo ed ingenti risorse.

Ci mostri qualche esempio grafico di un e-commerce?

Certo, ecco due dei nostri ultimi lavori di realizzazione di un sito web e-commerce (negozio per il commercio online).

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Realizzazione e-commerce di calzature ed abbigliamento a Fano

In questo caso, sul sito web 50sfumaturedistile.it è possibile vedere uno dei nostri ultimi lavori. L’azienda è un negozio di abbigliamento e calzature, percui attraverso il  loro shop online sarà possibile acquistare i loro prodotti.

Nella parte iniziale del sito web (header) abbiamo inserito il logo dell’attività, oltre al menù con le principali voci e pagine del sito web.

Appena entrati nel sito, la call to action “Entra nel negozio” richiama l’attenzione dell’utente che viene invogliato nel visitare la parte dei prodotti. Sullo sfondo una foto del negozio fisico della società.

A seguire abbiamo un trafiletto proveniente dalla pagina “Chi siamo”, dove generalmente viene descritta l’attività, che è e sopratutto che cosa fa.

A seguire abbiamo una fila di 4 prodotti che vengono mostrati in home page. Infine possiamo trovare la sezione contatti dove l’utente può trovare dati ed informazioni per contattare e trovare fisicamente il negozio del cliente.

 

Se anche tu sei alla ricerca di un sito web simile a questo, contattaci cliccando il pulsante sottostante: