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I tre migliori strumenti per controllare la velocità di caricamento del tuo sito web

Tre migliori strumenti per testare la velocità di un sito web

Hai spesso sentito parlare di pesantezza di un sito web? Ma come quantificare questa pesantezza? Esistono delle linee guida?

Analizziamo assieme brevemente questo fattore e la sua importanza ed in seguito vi mostriamo i:

3 migliori strumenti gratuiti per controllare la velocità di un sito web

Rispondiamo inizialmente alle varie domande:

Si sente spesso parlare di pesantezza, ma non è affatto quantificabile. In quanto posso avere un sito pesante (oltre 2/3 mb) ma avere un server così performante che l’utente che entra nel mio sito internet nemmeno si accorge della pesantezza. Viceversa posso avere un sito leggerissimo ma essere ospitato in un hosting economico e di scarsa qualità, che l’utente esce dal tuo sito web a causa della lunga attesa nel caricamento.

Quindi cosa fare in questo caso? Come controllare questo fattore? È così importante?

Si è fondamentale per due motivi. Il primo perchè Google, ci dice che è un fattore di ranking, ciò significa che se avete un sito web che fatica a caricare, allora avrete maggiori difficoltà nel posizionare il sito nei risultati organici di un motore di ricerca.

Seconda cosa, immedesimiamoci nell’utente che fa una ricerca su google ed entra nel tuo sito web, passano quattro, no cinque secondi. Cosa fai? Torni indietro e passi al sito internet successivo. Quindi l’utente non visita il tuo sito web, inoltre Google vede un’alta frequenza di rimbalzo (più è alta e più significa che l’utente abbandona velocemente il sito web), quindi analizza negativamente la tua pagina web in ottica SEO.


Passiamo al dunque, ecco i tre strumenti di cui parlavamo:

Google Developers Page Speed Insights

Il primo strumento di cui vi parliamo è di Google. Simula il passaggio del crawler e mostra dati di visualizzazione da desktop e da mobile. Inoltre vi mostra alcuni suggerimenti per migliorare la velocità di caricamento.

Sito web: https://developers.google.com/speed/pagespeed/insights/

WebPageTest

Strumento che permette di controllare la velocità di caricamento oltre ad un’analisi approfondita di tutti i file presenti al caricamento della pagina inserita con i tempi singoli di caricamento.  Permette di scegliere dispositivo di simulazione e/o zona da cui far partire il test.

Sito web: http://www.webpagetest.org/

Pingdom

Strumento che grazie alla possibilità di scegliere quattro diverse zone in cui ospitare il test. Fornisce inoltre dei suggerimenti per migliorarne la velocità dopo aver effettuato il test.

Sito web: https://tools.pingdom.com/

Server interni di un'azienda. Cos'è il www3 e perchè viene utilizzato

Che cos’è il www3 in un dominio? Cosa significa?

Vi siete mail imbattuti in un sito web che inizia per www3? Che cos’è? Cosa significa e in cosa si differenzia dal dominio standard di un sito web in www?

Scopriamolo assieme.

Che cos’è il dominio www3? Che differenze ha dal www?

In un indirizzo Web o URL, ad esempio http://www.company.com, la parte “company.com” (la parte finale), identifica i server dell’organizzazione da contattare per servire il sito richiesto.

L’organizzazione contattata è libera di instradare internamente la richiesta a uno qualsiasi dei suoi server web disponibili. La parte principale dell’URL, ad esempio “www.” aiuta a decidere come eseguire questo routing interno.

Alcune aziende usano “www2.”, “Www3.”, ecc. Per eseguire il “bilanciamento del carico”. Una richiesta iniziale al “www.”, il server potrebbe essere reindirizzato a un server meno occupato, ad esempio “www2.”.

Un altro esempio è il routing basato sui ruoli. Ad esempio, store.apple.com e developer.apple.com sono entrambi ospitati su apple.com, ma svolgono diversi ruoli sul Web; uno è un negozio online, l’altro è un sito con risorse per i programmatori. (E probabilmente ognuno di essi è anche bilanciato in modo da non riscrivere il tuo URL).

In breve, qualsiasi cosa dopo il protocollo (http: //) e prima del dominio (‘company.com’) è gestita dall’organizzazione ospitante, per una varietà di motivi diversi come bilanciamento del carico, ruoli, marketing, ecc.

Ecco un esempio di un sito, in questo caso è dell’azienda Lenovo (nota ditta di smartphone, tablet e PC) che ha il sito reindirizzato su www3:

Il sito Lenovo.it è reindirizzato su www3, ecco l'esempio

Il sito Lenovo.it è reindirizzato su www3, ecco l’esempio

La stessa identica cosa è possibile farla chiaramente con www1 e www2, potenzialmente all’infinito.

Quindi qual’è la vera differenza?

In realtà non vi è alcuna differenza, semplicemente stiamo visitando un sito web che, anzichè essere ospitato su un server come può essere Aruba, ilTuoHosting, TopHost ecc.. è posizionato in un server interno all’azienda. Solitamente questa operazione è più costosa ma molto più performante.

Il server viene gestito internamente, sia per quanto riguarda la sicurezza attraverso firewall o altro, sia per quanto riguarda i backup e tutta la manutenzione del device.

Fake news su Facebook, 10 modi per riconoscerli

10 modi per riconoscere una fake news su Facebook

Dopo che abbiamo parlato mesi fa delle fake news (notizie false) sui Social e sul web in generale, anche Facebook si è mossa attivamente a favore della scoperta di tali falsità.

A tal proposito, a molti utenti del noto Social Network blu, è comparso un messaggio informativo che cercasse di aiutare le persone a scovare le notizie false presenti su internet specie all’interno della piattaforma Facebook.

Il messaggio che Facebook mostra ai suoi utenti, come individuare fake news

Il messaggio che Facebook mostra ai suoi utenti, come individuare fake news

10 modi per capire quando leggiamo una fake news

Qui troviamo le parole che è possibile leggere nell’aposito articolo di Mark Zuckerberg:

Vogliamo fermare la diffusione di notizie false su Facebook. Scopri di più su ciò che stiamo facendo. In Italia, Facebook ha aderito all’iniziativa di contrasto alla disinformazione online promossa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni mediante l’istituzione del Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali (Delibera n. 423/17/CONS).

Ci stiamo impegnando per limitare la diffusione delle notizie false e ti vogliamo fornire alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a capire a cosa fare attenzione:

  1. Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.
  2. Guarda bene l’URL: un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della fonte attendibile.
  3. Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.
  4. Fai attenzione alla formattazione: su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.
  5. Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.
  6. Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.
  7. Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.
  8. Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.
  9. La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.
  10. Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.
Come bloccare i commenti SPAM su Wordpress con un plugin gratuito

Come bloccare gratuitamente i commenti SPAM su WordPress

Forse tutti conoscete il plugin Akismet, è uno di quelli che troviamo pre-installati nella nostra installazione pulita di WordPress, sia chiaro che parliamo di WordPress.org (l’originale), non WordPress.com.

Akismet è uno strumento gratuito per i siti web e blog personali, a pagamento a partire da 5$ mensili per siti web o blog professionali.

Vediamo come registrarsi e configurarlo.

Come bloccare i commenti spam su WordPress con Akismet

Andiamo al seguente link e effettuiamo il login o la registrazione:

Registrazione gratuita al plugin akismet per bloccare i commenti spam su WordPress

Registrazione gratuita al plugin akismet per bloccare i commenti spam su WordPress

È possibile registrarsi inserendo un vostro indirizzo mail oppure anche effettuando l’accesso con i dati di Google mail.

Ora il passaggio successivo è la scelta del piano, nel nostro caso, essendo un blog personale quello per cui vogliamo registrarci, abbiamo scelto l’opzione gratuita, chiamata Personal.

Prezzo del plugin per WordPress Akismet, per bloccare i commenti SPAM

Prezzo del plugin per WordPress Akismet, per bloccare i commenti SPAM

Selezionata la prima opzione, vi chiederà se desiderate effettuare un pagamento mensile o annuale, scegliere zero come importo da pagare e potremo confermare la registrazione gratuita.

Ora quello che ci serve è un codice chiamato “api” che possiamo prelevare dal nostro account appena creato.

Dove prendere il codice api all'interno del nostro account ad Akismet

Dove prendere il codice api all’interno del nostro account ad Akismet

Ora che abbiamo prelevato il codice dal nostro account occorre inserirlo nel plugin all’interno del backend di WordPress.

Per farlo entriamo nel plugin Akismet appena attivato:

Dove inserire il codice api all'interno del plugin in WordPress

Dove inserire il codice api all’interno del plugin in WordPress

Cliccando sulla voce “Salva le modifiche” abbiamo inserito ed attivato correttamente il plugin.

Se vogliamo la conferma dell’operazione, possiamo tornare nel nostro account sul sito di Akismet, e vedremo sotto la voce “active sites” uno o più siti web (vedi la penultima immagine).

Se qualcosa non dovesse essere chiaro è possibile commentare l’articolo qui sotto e risponderemo prima possibile.

Cambiano le regole per registrarsi come partner di Youtube per monetizzare i video dal 20 febbraio

Cambiano le regole del programma partner Youtube

Nell’ultimo periodo (mesi), Youtube ha spesso modificato sostanzialmente le regole per diventare partner (in modo da guadagnare soldi, o meglio qualche spicciolo dalla riproduzione dei tuoi video).

Youtube cambia le regole del programma partner dal 20 febbraio

Fino ad ora, il limite minimo per poter richiedere la partnership a Youtube era il raggiungimento di 10.000 visualizzazioni ai nostri video, indipendentemente dal numero di iscritti, dalle ore di visualizzazione, al numero di video caricati.

Pensare che, fino allo scorso anno, non vi era limite, perciò era sufficiente creare un nuovo account Google, creare un canale Youtube, caricare il primo video ed in brevissimo avevamo la monetizzazione attiva.

Oggi, come comunica Youtube all’interno di ogni canale attraverso un piccolo pop-up, a partire dal 20 febbraio 2018 cambiano le regole per richiedere accesso alla partership.

Le nuove regole di monetizzazione attive dal 20 febbraio

La monetizzazione è una pratica molto utilizzata specialmente dagli youtuber, questa funzione, permette loro di arrotondare le entrate, ma considerate che per avere un vero guadagno occorre raggiungere numeri come decine di migliaia di iscritti e centinaia di migliaia di visualizzazioni, insomma non è cosa per tutti diciamo.

La nuova regola di Youtube per accedere al programma partner cita questo:

Dal 20 febbraio, Youtube cambia le regole per registrarsi al programma partner e monetizzare i video

Dal 20 febbraio, Youtube cambia le regole per registrarsi al programma partner e monetizzare i video

Percui, se il nostro canale, nella sua vita degli ultimi 12 mesi, non abbia raggiunto almeno 4.000 ore di visualizzazione ed un numero minimo di 1.000 iscritti, allora possiamo dimenticarci della monetizzazione su Youtube.

In bocca al lupo per tutti i neo-Youtuber!

meta-description-caratteri-disponibili

Meta description aumentata da 160 a 230 caratteri

È una notizia ormai ufficiale quella di Google che annuncia l’aumento dei caratteri disponibili sulla Meta Description, in modo tale da aumentare i contenuti disponibili nel rich snippet.

Meta Description, ufficiale ora sono disponibili 230 caratteri

Specifichiamo cosa sono le due cose.

Rich Snippet: è il riquadro che comprende titolo dell’URL, link alla pagina web e meta description (breve testo che riassume il contenuto della pagina).

Meta Description: è appunto un breve testo, fino a ieri della lunghezza massima di 160 caratteri, che era possibile lasciare a Google la decisione del testo (esso preleva una frase possibilmente più affine alla ricerca effettuata dall’utente) o possiamo noi inserirla per favorire il click dell’utente sul nostro link.

Il noto sito web SearchEngineLand riporta queste parole tratte da Google sulla modifica della lunghezza della Meta Description:

meta-description-aumentata-230-caratteri

Meta Description aumentata ufficialmente da 160 a 230 caratteri, a dirlo è Google

Perchè aumentare i caratteri disponibili?

Molte correnti di pensiero dicono che Google cerca di chiaramente fornire più risposte possibili all’utente già prima di entrare nel sito web, quando ancora sta in SERP.

Allo stesso modo avviene per i risultati “zero”, quei risultati che come prima voce danno un estratto ben più lungo di un classico snippet direttamente nella pagina che mostra i risultati dei motori di ricerca.

Il rischio qual è?

Il rischio vero e proprio è che così facendo, Google diminuirà notevolmente le visite alle pagine web in quanto sarà sempre più in grado di offrire risposte all’utente prima che quest’ultimo entri nel sito web cliccando sul risultato scelto fra quelli mostrati in pagina. I siti web moriranno? No certo che no, Google vive grazie ai nostri siti web!

tema-cms-utilizzati

Come sapere il CMS e tema utilizzato su un sito

Quante volte ci e vi è capitato di vedere un sito web molto ben realizzato e pensare “cavolo, vorrei proprio sapere quale CMS ha usato e quale tema sopratutto”.

Bene oggi questo sarà l’argomento dell’articolo!

Scopriamo quale CMS e quale tema è stato utilizzato

Per approfondire l’argomento del CMS, vi consiglio di leggere questo mio articolo dove parlo dei CMS appunto, quali esistono, le loro differenze e sopratutto quale è meglio utilizzare per un progetto o un altro.

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CMS, cosa sono? Quale devo scegliere per il mio sito web? WordPress, Drupal, Prestashop, magento, Joomla

CMS, cosa sono e quale scegliere

 

Come sapere quale CMS è utilizzato in un sito internet?

Esistono alcuni servizi gratuiti online, dove dando in “pasto” l’URL del sito web che vogliamo analizzare, ci dice in maniera molto rapida se e quale CMS è installato su.

Dico “se” in quanto una marea di siti web, come portali, aggregatori o molti e-commerce sono realizzati con CMS proprietari (CMS creati appositamente da un’agenzia) oppure realizzati a mano in codice (solitamente HTML).

Vediamo i principali servizi che offrono la possibilità di conoscere il CMS utilizzato in un sito web:

WhatCMS

Il primo è questo, sarà sufficiente inserire il dominio del sito web da analizzare per scoprire il CMS utilizzato per la sua realizzazione.

whatcms-scopri-quale-cms-utilizzato

Scopri con questo servizio gratuito quale CMS viene utilizzato in un sito web

Sito web: https://whatcms.org/

OnlineWebTool

Questo tool online, fra le altre funzioni, vi permette di scoprire il CMS utilizzato in un sito internet.

onlinewebtool-scopri-cms-utilizzato

OnlineWebTool permette di verificare quale CMS è usato per la realizzazione di un sito web

Sito web: http://onlinewebtool.com/cmsdetector.php

W3techs

Qui oltre al CMS utilizzato è possibile sapere anche la versione del CMS installato oltre a tante altre utili informazioni sul sito web.

w3techs-conoscere-cms-utilizzato

Con w3techs possiamo sapere la versione del CMS installata oltre ad informazioni su javascript php e altro su un sito web

Sito web: https://w3techs.com/sites

Come sapere quale tema utilizza un sito web?

In questo caso, come per sapere il CMS installato, esiste un tool gratuito online che ti permette di scoprire il tema utilizzato. Chiaro che questa funzione è principalmente utilizzata quando un sito internet è realizzato in WordPress.

WhatWPthemeisthat

Questo servizio è specializzato nel capire quale tema è utilizzato all’interno di un sito internet realizzato in WordPress.

Per conoscere il tema che ci interessa è sufficiente offire al tool (completamente gratuito) il dominio del sito che intendiamo verificare.

what-wordpress-theme-is-that

What WordPress Theme is that? Quale tema WordPress sta utilizzando questo sito web?

Sito web: http://whatwpthemeisthat.com/

email-marketing-facile

Email Marketing facile esiste davvero?

Quando parliamo di Email Marketing, parliamo di tutte quelle attività volte a far principalmente tornare l’utente nel nostro sito web dopo che lo ha già visitato o meglio ancora ha già fatto operazioni sul nostro portale come un acquisto o semplicemente l’iscrizione alla newsletter.

Per approfondire l’argomento generale di Email Marketing ti consiglio di leggere questo articolo:

Cos’è l’Email Marketing


Passata la fase iniziale sull’apprendimento base della tecnica sopra citata, vediamo se è possibile ed eventualmente come fare per attuare una campagna di Email Marketing efficace in maniera facile.

Campagna di Email Marketing facile ed efficace

Nel tuo tempo libero avrai sicuramente letto un sacco di guide e tutorial che cercano di insegnarti come strutturare una campagna vera e propria in grado però di dare dei risultati. Bene secondo il nostro modesto parere, tutte queste guide sono più o meno inutili, in quanto il lavoro di Email Marketing non si inventa da un giorno all’altro leggendo un articolo di un blog.

Attenzione, con questa affermazione non diciamo assolutamente che tutto ciò che è scritto è sbagliato o falso, anzi, tutto quello che viene scritto dai più grandi blogger italiani in tema Web Marketing è assolutamente giusto e di grande aiuto per chi, come noi per esempio, siamo nel mondo del digitale da diverso tempo.

Al contrario per una persona che, come te forse entra oggi in punta di piedi, può essere soltanto complicato e di poca utilità partire con i piedi di piombo.

Per questo motivo uno fra gli articoli di maggior informazione che vi consigliamo di leggere sono questi due:

 

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5 strumenti migliori per una campagna di Email Marketing e di Newsletter efficace – Foto di Antevenio.it

5 strumenti di Email Marketing e Newsletter


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Campagna di email marketing di successo: ecco le linee guida da seguire

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Quindi l’Email Marketing facile esiste?

La risposta è no, non esiste un pulsante che tu premi e tutto viene fatto in maniera automatica, esistono però un sacco di strumenti o aziende in grado di aiutarti nella realizzazione di una campagna efficace.

A tal proposito i consigli che possiamo darvi sono questi:

Trova un’azienda della tua zona che si occupa di Web Marketing e che abbia un ufficio o quanto meno delle persone che si dedicano al lavoro di Email Marketing, valuta la tua possibilità di investimento (spesa) ed inizia una collaborazione attiva. Collaborazione attiva significa un rapporto diretto dove potersi interfacciare con le persone che trattano e lavorano per la tua attività, per il raggiungimento dei tuoi obiettivi e non quei rapporti lavorativi freddi dove si ha il timore anche di fare una telefonata o una mail per sapere l’andamento della propria campagna.

L’alternativa è affidarsi a qualche libero professionista sul web. Il metodo di rapporto è lo stesso di quello precedente con la differenza che qui ci possiamo basare su recensioni reali di chi ha già testato il servizio e fidatevi, di lavoratori competenti ce ne sono a bizzeffe!

Consiglio finale per una campagna facile e funzionale

Se vuoi apprendere di più sull’Email Marketing, anche soltanto nozioni, parole importanti, termini anglosassoni e quant’altro, ti consigliamo di acquistare e scaricare l’App per Smartphone realizzata da FuturaWeb SRL:

Email Marketing facile, App per iOS

L’App esiste attualmente solo per dispositivi iOS (Apple) ed è gratuita, che dire, approfittatene!

stop-motion-instagram-storie

GIF animate chiamate Stop Motion su Instagram

Instagram è un Social Network che funziona solo tramite App quindi attraverso l’utilizzo esclusivo di Smartphone e/o Tablet ed è disponibile solo in modalità visualizzazione tramite desktop (PC).

È un Social dedicato alle fotografie ed ultimamente sempre più presenti sono i video.

Arrivano gli Stop Motion su Instagram Stories

Oggi vi presentiamo una nuova funzione, ancora in fase BETA quindi non ufficialmente disponibile, ma che a breve arriverà per tutti gli utenti del mondo da utilizzare per le storie di Instagram.

La funzione sarà chiamata Stop Motion, ma non è altro che una vera e propria GIF.

Cos’è una GIF?

Una GIF, da non confondere con il semplice file con estensione GIF, è chiamata quella fotografia animata, che mostra 3/4/5 foto differenti (o quante ne volete) in sequenza continua (in loop), offre un ritardo di alcuni millisecondi fra uno scatto e l’altro.

Come funzioneranno le Stop Motion?

È possibile applicare filtri e testi alle Stop Motion?

Semplice, l’utente dovrà prima scattare alcune fotografie, esempio 4 foto durante l’arco della giornata. Soddisfatti delle fotografie scattate, andiamo a creare la Stop Motion attraverso l’App ufficiale di Instagram. una volta creato il “collage” delle foto, possiamo andare ad applicare i classici filtri che troviamo nella modifica delle immagini prima della pubblicazione. Sarà possibile inoltre aggiungere un breve testo (come va tanto di moda ora) su ciascuno scatto che compone la Stop Motion.

Quando siamo soddisfatti potremo pubblicarla con i nostri amici.

Che differenza c’è fra Instagram Stories e le Stop Motion?

La differenza fra le due sta nella posizione in cui troviamo le due “modalità”.

Le storie di Instagram le troviamo nell’App in alto, una storia per ciascun amico/follower.

Al contrario le Stop Motion verranno visualizzate scorrendo la home/bacheca del nostro Instagram, non è comunque detto che non venga messa una posizione apposita così come accade appunto per le Instagram Stories.

 

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lavoro-del-food-photography

Il lavoro del food photography

In Italia ma non solo, il cibo è parte intragrante della felicità nella vita quotidiana, perché mangiare bene ci rende felici!

Ma tutte le foto, i servizi fotografici, le pubblicità che vengono fatte mostrando i prodotti più belli ed appetibili del mondo, che segreto hanno?

Come fanno a farci venire l’acquolina in bocca ogni volta che vediamo soltanto una foto o un filmato? Semplice, ogni scatto, ogni ripresa è studiata per avere questo effetto, per catturare il momento giusto, la luce migliore, la composizione e gli elementi della scena.

Il lavoro del food photography, guida e consigli

Questo è il lavoro del food photography, il fotografo del cibo.

Riportiamo di seguito un interessantissimo articolo scritto da Andrea Martella di Ridble.com.

L’importanza di una buona luce

La luce svolge un ruolo fondamentale in tutti i generi fotografici ma in particolare modo in questo sarà la chiave di successo della foto. Differentemente da quanto si potrebbe pensare, nella Food Photography non prevale l’utilizzo di luce artificiale, anche se siamo portati a credere che sia un genere molto vicino alla fotografia in studio o still life; viene utilizzata principalmente la luce naturale proprio per l’aspetto naturale che dona all’immagine grazie alla sua morbidezza e delicatezza che non genera ombre troppo dure o punti di alte luci che non farebbero altro che distogliere l’attenzione.

Food Photography

Importanza della luce nella foto del cibo

© Natalia Lisovskaya

Nel momento in cui si dovesse usare la luce artificiale, sconsiglio altamente l’uso del flash incorporato al corpo macchina in quanto difficilmente gestibile; molto meglio fonti di luci individuali o flash esterni adeguatamente diffusi tramite l’utilizzo di soft box o più semplicemente teli di colore chiaro che rendano la luce più morbida, andando a ricreare l’effetto della luce naturale. Qualora anche la luce naturale fosse difficilmente gestibile, nulla ci vieterà di intervenire per regolarne la quantità che dovrà raggiungere il nostro piccolo set fotografico.

Nella maggior parte delle situazioni la luce migliore sarà quella proveniente lateralmente o posteriormente al cibo che stiamo fotografando – luce che ci restituirà una maggiore sensazione di naturalezza e semplicità.

La tecnica: i parametri per un’ottima foto

Per riuscire a fotografare correttamente e con un buon risultato finale i nostri piatti, dovremo adottare tecniche comuni in fotografia affiancate da una conoscenza di quello che si sta fotografando e da come lo si vuole ritrarre.

Prima di tutto consiglio l’utilizzo del treppiede per vari motivi: per poter comporre più facilmente la nostra foto, per poter operare più facilmente sul set, per poter effettuare piccole e veloci modifiche e per stabilizzare la macchina nel momento in cui utilizzeremo valori ISO bassi, i quali allungheranno di conseguenza il tempo di esposizione. Nel momento in cui un cavalletto non fosse disponibile, consiglio caldamente di non scendere sotto i tempi di sicurezza; questo ci salverà dall’insorgere del micro mosso che non porterà nulla di buono alla nostra immagine.

Fortunatamente, nella Food Photography sono utilizzati diaframmi molto aperti che vanno da un minimo di f/1.2 ad un massimo di f/5.6. Questi valori offrono una profondità di campoestremamente ridotta che contribuirà però a far concentrare l’osservatore sul soggetto principale e ci permettono l’utilizzo di tempi di scatto relativamente veloci, abbastanza da permetterci scatti a mano libera.

Per quanto riguarda la lente da utilizzare non esistono regole ferree da seguire, potremo utilizzare gli ultra luminosi grandangolari come 24 mm f/1.4, 35 mm f/1.4 oppure allungare la focale e stringere l’inquadratura sul soggetto per esaltarne i particolari. Obiettivi dal 50 mm fino al 200 mm saranno perfetti per questo scopo e ci offriranno una minore profondità di campo per un effetto sfocato ancora più marcato.

Composizione: facciamo coesistere gli elementi

Per comporre correttamente l’immagine potremo affidarci alla classica regola dei terzi che aiuterà a bilanciare l’immagine e gli elementi che la compongono. Basandoci sulle foto dei grandi fotografi del settore, noteremo che vengono adottate principalmente tre tipi di prospettive: la più utilizzata, e sicuramente la più classica, ritrae il piatto con un’angolazione di circa 45° ed è sicuramente la prospettiva più simile al nostro modo di osservare una tavola; quello che produce verso chi la osserva potrebbe essere la stessa sensazione di quando ci si siede a tavola.

La seconda prospettiva ritrae il cibo vicino al piano di appoggio esaltandone l’altezza e voluminosità e permettendoci la massima malleabilità della profondità di campo; la terza, invece, anche detta ripresa aerea -effettuata con una prospettiva parallela al piano d’appoggio – mostra il suo punto di forza in quelle immagini in cui una geometria compositiva e cromatica è il principale soggetto; pattern, ripetizioni o creazioni artistico/geometricheverranno esaltate da questa prospettiva rialzata.

Le foto nella galleria sottostante sono di proprietà di Natalia Lisovskaya

Una composizione fotografica di carne alla griglia e verdure

Una composizione fotografica di carne alla griglia e verdure

Elementi della scena

Food Photography

Composizione fotografica di castagne ed utensili

© Natalia Lisovskaya

Molto importanti nella composizione di una foto sono, oltre al soggetto stesso e alla sua forza, i vari elementi che compongono l’immagine. Nella Food Photography sono molto importanti attrezzi del mestiere o più semplicemente utensili utilizzati con quel tipo di cibo o che sono legati all’epoca e alla provenienza di quel determinato piatto oltre alla presenza di un determinato tipo di sfondo. È importantissimo inoltre far sì che gli elementi presenti non soffochino quello che è il punto di interesse: se così fosse è preferibile tendere al minimalismo compositivo piuttosto che al contrario e quindi eliminare gli eccessi garantirà una composizione che meglio comunica allo spettatore chi è il soggetto della foto.

È fondamentale che tutti gli accessori presenti nella foto abbiano un aspetto pulito e intonso, eccezion fatta per quelli a diretto contatto con il cibo – non dovranno comunque presentare macchie d’umidità o sporcizia e dovranno essere ben accostati alla pietanza: sia per quanto riguarda la composizione che per l’aspetto cromatico. I colori sono molto importanti e la loro conoscenza nella composizione di una foto può fare la differenza. Affiancare colori complementari tra loro o sfumature di colore creerà l’atmosfera giusta per il nostro scatto. Proprio il colore dello sfondo sarà molto importante ai fini della composizione: la presenza di un background invadente, con un colore pesante e saturo – se non ben contrastato dal soggetto – risulterà oppressivo e non renderà fede a ciò che vogliamo mostrare. Contrariamente, se utilizzeremo colori più tenui e pattern meno pesanti, sarà possibile evitare di infastidire l’osservatore, donando invece alla foto una grande attrattiva. Creare lo sfondo più adatto alle nostre esigenze sarà facilissimo e basterà sfruttare panni o teli o più semplicemente oggetti di scena, secondo la prospettiva, per ottenere lo sfondo più adatto alla nostra foto.

Orientamento dell’immagine

In questo genere fotografico rispetto ad altri, prevalgono composizioni verticali o con un rapporto di riproduzione di 1:1. Le composizioni verticali tendono a slanciare la foto e risultano efficaci per quelle immagini in cui decidiamo di includere un primo piano e uno sfondo. Quelle quadrate invece, con il rapporto di 1:1, trovano un maggiore utilizzo per le immagini aeree che, avendo solitamente il soggetto centrale, aiutano a non distrarre chi osserverà la foto.

Cibo, preparazione del soggetto: cura dei dettagli

Oltre alla tecnica e alla composizione, anche il cibo svolge un ruolo fondamentale, forse il più importante. Il modo in cui sarà cucinato, impiattato e mostrato dovrà allietare non il palato ma la vista. A tal proposito è importantissimo che il cibo mantenga un aspetto di freschezza assoluta e per farlo basterà non portare a termine la cottura. Toglierlo poco prima dalla cottura completa potrà fargli mantenere quell’aspetto di freschezza fondamentale per essere ritratto come si deve. Se invece volessimo mangiarlo dopo la sessione fotografica, sarà semplicemente possibile comporre la nostra foto prima di iniziare il processo di cottura o poco prima che termini, comporre la nostra immagine, regolare la luce, i parametri di scattoe portare a termine o iniziare la cottura. Poiché il cibo manterrà il suo aspetto migliore solo per pochi minuti dopo la cottura, abbiamo due sole alternative: o lo fotograferemo subito o dovranno essere presi alcuni ulteriori accorgimenti.

Composizione fotografica di arance rosse

Composizione fotografica di arance rosse

© Natalia Lisovskaya

Se non fosse possibile seguire questi consigli o se comunque i tempi e le esigenze operative fossero diversi, ci sono dei consigli per poter rendere di nuovo visivamente appetibile un cibo che ha perso la sua freschezza originaria. Se si tratta di carne potremo, tramite un pennello da cucina, spalmare una piccola quantità d’olio per rinvigorirne l’aspetto; se si trattasse di frutta potremo rallentare il procedimento di annerimento utilizzando del limone, citandone uno (qui WikiHow ci propone una bella lista di metodi di conservazione); se invece si trattasse di verdura e insalate, sarà sufficiente utilizzare uno spruzzino o vaporizzatore d’acqua per esaltare di nuovo il loro aspetto. Per le insalate in particolare dovremo stare attenti a non condirle troppo in quanto troppo condimento tenderebbe a far appassire le foglie. Ricordiamoci sempre che quello che deve attirare lo spettatore è l’aspetto e non il sapore.

Prima di concludere questo breve focus dedicato alla Food Photography, è bene ricordare che la presenza umana darà molte volte un tocco in più all’immagine. Uno chef che lavora o una mano anziana di un contadino che impugna un cucchiaio di legno per una zuppa contribuiranno alla creazione di un’atmosfera e di un sentimento che permetterà alla nostra foto una comunicazione più forte e diretta.

Conclusioni

Sicuramente questo genere ha assistito ad un exploit di appassionati e professionisti spinti da un mercato in continua crescita. Se anche voi volete cimentarvi in questo genere, non vi resta che seguire questa guida e provare a ottenere foto come queste qui sopra. Rimarrete in breve tempo catturati dalla bellezza di questo genere e dalla sua difficoltà che però vi spronerà a fare sempre meglio e, come sempre, vi porterà ai risultati tanto sperati dopo un periodo di prove e tentativi. Un risultato che può arrivare prima per qualcuno o dopo per altri, ma che sicuramente busserà alla porta di tutte quelle persone che fanno della passione e dell’impegno un punto fermo del percorso di vita.